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Norme e patti per una concorrenza leale

Le disposizioni previste dall’articolo 62  sui rapporti all’interno della filiera e sui termini di pagamento per le cessioni di prodotti agricoli e alimentari tornano sotto i riflettori.  La Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana torna a discutere del controverso dispositivo ad anni di distanza dalla sua applicazione per valutarne l’impatto.

A introdurre il tema, Antonio Costantino – Presidente Confagricoltura Salerno, il quale ha subito avviato la discussione paragonando il dispositivo con la nuova normaativa europea sulla concorrenza sleale.  Un provvedimento che Paolo De Castro – Commissione Agricoltura Commissione Europea, reputa importantissimo  invitando a seguire con attenzione il prossimo recepimento, da parte del nostro parlamento. Un atto che può essere considerato un superamento dell’articolo 62 che doveva regolamentare la concorrenza, ma che in Italia non ha prodotto i risultati sperati, sia per l’esiguo numero di denunce, 3 in 5 anni, sia perché la sua applicazione era affidata alla sola Antitrust. Inoltre la direttiva tutela le aziende su tutto il territorio europeo con lo scopo di eliminare decisioni unilaterali che possono modificare accordi commerciali, magari attraverso scontistiche improvvise non concordate.  Sul tema la GDO ha alzato le barricate, mentre per le organizzazioni di rappresentanza, come Confagricoltura, si apre uno scenario che riconosce un ruolo attivo alle associazioni nel segnalare pratiche commerciali scorrette.

Secondo Marco Salvi – Presidente Fruttimprese la normativa europea potrà essere un aiuto. Una opportunità non per riequilibrare i ruoli di forza, ma per aiutare ad avere un cambio di mentalità portando la parte agricola ad avere maggiore consapevolezza che possa portarla ad avere margini di contrattazione migliori.

Per Massimiliano Giansanti– Presidente Confagricoltura è importante deifinire i criteri delle pratiche commerciali sleali. C’è bisogno di una strategia per l’ortofrutta che non può rapportarsi da sola con la GDO, perché ne uscirebbe inevitabilmente perdente. Una filiera forte e che fa squadra invece riuscirebbe a trattare in maniera più equilibrata, redistribuendo il valore che attualmente premia maggiormente i mediatori. Ben vengano le normative e i controlli, ma aspettiamo con impazienza un patto tra tutti gli attori della filiera ortofrutticola in grado di tutelare i produttori e la loro redditività.

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